La Dissociazione di Jay-Z

L’Esperienza del Trauma e la Risposta della Dissociazione

Dr. Riccardo Crippa
Psicologo

“I can’t see ‘em comin’ down my eyes / so I gotta make the song cry” sono i versi di Song Cry, uno dei brani più influenti della discografia di Jay-Z. Parole che esprimono un profondo e doloroso sintomo dissociativo.

Cosa Significa la Dissociazione?

Quando le emozioni non vengono protette, stimolate, educate e curate, la persona non ha la capacità di gestirle, chiamarle per nome o esprimerle. Jay-Z, per una lunga e importantissima parte della sua vita, non è stato capace di esprimere la sua sofferenza e di condividerla con le persone della sua vita.

Cos’è la Dissociazione

La dissociazione è una rottura della normale integrazione psicologica. C’è una compromissione della continuità di importanti funzioni psicofisiche, come memoria, percezione, rappresentazione corporea, comportamento e funzionamento emotivo. Il loro normale funzionamento integrato viene interrotto. La persona, ad esempio, fatica a distinguere passato e presente, vive una condizione di assenza di emozioni e non riesce a percepire il proprio corpo.

Le cause della dissociazione

La causa di tutto ciò, molto spesso, può essere il trauma; vivere un trauma complesso, doloroso, sconvolgente, addirittura perpetuato nel tempo, può scatenare una dissociazione. Di fronte allo shock, la vittima tenta di proteggersi e la dissociazione è una strategia adattiva alla quale ci si aggrappa all’alba del trauma, nel tentativo di salvarsi dall’incubo. In pratica, si smette di sentire perché il dolore è troppo. La persona si dissocia dal trauma, che può essere dimenticato o rimosso, ma anche dal corpo, dalle emozioni, dalla storia personale, dalla propria coscienza. In prima battuta, la dissociazione salva, offre una via di scampo laddove è impossibile fuggire. All’indomani del trauma, però, c’è un conto da saldare: la vittima si ritrova privata della propria integrità.

La storia di Jay-Z

Quella di Jay-Z, quando ancora si trattava soltanto di Shawn Corey Carter, è stata un’infanzia cosparsa di traumi. Negli anni Settanta e Ottanta, alcune aree della città di New York non vivono lo slancio economico e politico che continua a far pulsare il mito di Manhattan, ma sono protagoniste di un disagio sociale radicato. A Brooklyn, armi droga e morte dettano le regole della strada. È questo lo scenario di vita di Jay-Z, che nasce e cresce a Marcy Projects, nel cuore di questa violenza.
Mancano tanti elementi educativi decisivi: la presenza di un attaccamento sicuro, la garanzia di poter contare su figure di riferimento stabili e positive e la protezione di un ambiente familiare, amicale e sociale attento, stimolante, ricco. Marcy non è nulla di tutto ciò: le urgenze sono lo spaccio e i morti ammazzati.
Negli ultimi anni, Jay-Z ha parlato della sua storia raccontando che se il padre lo ha abbandonato a 11 anni e se la madre non ha saputo crescerlo è perché la vita è stata dura con tutti, senza risparmiare nessuno: il papà ha scelto di vendicare il fratello assassinato e ha lasciato la casa, la mamma, ventenne e sola, è stata costretta a tentare di proteggere quattro figli dalla giungla di Brooklyn. Risultato: il piccolo Shawn diviene presto spacciatore di crack a tempo pieno.
Per fotografare lo scenario Marcy Houses non serve altro. La vita di Jay-Z, però, può contare sullo spiraglio di luce che la salverà: la musica. L’occasione della vita è un viaggio per Londra per seguire un amico rapper. Durante il breve tempo oltreoceano, una retata della polizia sconvolge il quartiere newyorkese: più di trenta arresti gettano tra le sbarre i conoscenti di Jay-Z, tra cui il migliore amico. Al ritorno, Jay-Z decide di lasciare il crack; la vita di strada non conduce alla libertà, ma porta ad un bivio senza alternativa: la morte o il carcere, quindi la morte.

Song Cry

Dentro Song Cry c’è tanto di Jay-Z e dei suoi fantasmi traumatici. Nei versi più importanti, l’artista denuncia l’incapacità di far scorrere le lacrime sul proprio viso. L’emozione del dolore è così forte tanto da essere spenta perché mancano le risorse per affrontarla.
Da piccolo, quando Shawn si trovava in un vicolo o in un locale, aveva la capacità di intuire perfettamente se un estraneo aveva buone o cattive intenzioni, se portava con sé un’arma o se veniva in pace (caso più unico che raro). Sapeva stare sull’attenti, identificando il pericolo e scovando le possibilità di prevederlo; aveva sviluppato queste skills e questa tipologia di intelligenza sulla propria pelle, dopo aver assistito alle sparatorie e dopo essere stato vittima dei proiettili, ripetutamente. L’intelligenza emotiva, invece, quella non è mai stata allenata. Se manca il supporto di una base sicura, se non esistono le risorse emotive, allora il trauma e le sue vicissitudini accolgono la dissociazione, la preparano e fanno si che i suoi sintomi occupino il corpo e la psiche della persona.
Affermare di non riuscire a piangere, come Jay-Z grida in Song Cry, è allora l’immagine di un potente sintomo dissociativo. È l’incapacità di esprimere un’emozione allontanata e dissociata per via dell’impossibilità di ascoltarla.

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